Iwama-ryu Aikido: Irimi-nage – L’occhio del ciclone

Iwama-ryu Aikido: Irimi-nage, l’occhio del ciclone

Qui l’articolo originale di Tim Haffner “Iwama-ryu Aikido: Irimi-nage – The Eye of the Hurricane”)
Traduzione in italiano: Gianluca Guerra (www.dentooiwamaryu.it)

Iwama-ryu Aikido
Hitohira Saito Kaicho e Saito Morihiro Ni Dai Me (Yasuhiro)

In seguito ad una recente sessione di allenamento serale al Tanrenkan Dojo, nella fredda aria di dicembre nel nord della prefettura giapponese di Ibaraki, ho avuto la fortuna di acquisire ulteriori approfondimenti su alcuni principi tecnici e filosofici dell’Aikido da Saito Hitohira, Kaicho dell’Iwama Shin Shin Aiki Shurenkai . Il Kaicho, insieme alla moglie Hisako Saito, ha preparato un pasto a base di sashimi di sardine e bonito, una frittella di okonomiyaki a base di patate con salsa al rafano ispirata da ricetta di alcuni studenti russi del Dojo (Uchideshi NdR), stufato di carne e noodles fritti con pepe nero piccante .

Ci siamo riuniti intorno ai tavoli di legno dello Shin Dojo, situato accanto alla casa della famiglia Saito e di fronte al Santuario dell’Aiki, e abbiamo gustato il cibo conversando mentre guardavamo le fiamme danzare attraverso la finestra della stufa a legna che era stata recentemente pulita da diligenti Uchideshi che nel frattempo erano tornati nei loro paesi d’origine, Russia e Germania.

Saito Kaicho e Hisako-san
Saito Kaicho e Hisako-san
Iwama-ryu Aikido
Una tranquilla celebrazione nello Shin Dojo

Katate-dori Irimi-nage
Ad un certo punto della cena, Kaicho si mise a parlare della tecnica praticata durante il keiko (稽古) di quella sera. Ho praticato con il figlio di Kaicho, Morihiro Ni Dai Me (Yasuhiro) ed ho lavorato su diverse varianti della “proiezione in entrata” dell’Aikido (Irimi-nage・入身投げ) da una presa del polso singolo dallo stesso lato (katate-dori・方手取り). In questa tecnica ci sono generalmente tre metodi di base per liberare la presa (te-sabaki・手捌き) praticate da posizioni alte, poi basse e infine medie (上,下,中).

Sebbene le prese ad un solo polso eseguite frontalmente possano sembrare insignificanti tra le moderne arti marziali ed il combattimento sportivo, è importante ricordare le radici dei samurai dell’Aikido, dove un attacco che immobilizza le braccia impedisce a colui che si difende di accedere alle armi portate in cintura, rendendolo così ancora più vulnerabile a ulteriori e più decisivi attacchi. Pertanto, liberarsi dalle prese al braccio o del polso per riconquistare l’accesso alle proprie armi, e quindi controllare l’esito del confronto, era una abilità vitale per la storica classe dei guerrieri giapponesi. Anche questo rimane pertanto un significativo contributo che l’Aikido oggi offre ai professionisti armati ed ai cittadini responsabili in tutto il mondo.

Iwama-ryu Aikido
Attacco Katate-dori: uke Ken Campbell, shite Tim Haffner
Iwama-ryu Aikido
Katate-dori: prosegue l’attacco
La vera minaccia delle prese al polso: essere immobilizzati, disarmati e vulnerabili.
La vera minaccia delle prese al polso: essere immobilizzati, disarmati e vulnerabili.
Katate-dori Sabaki: muoversi per liberarsi, ottenere il controllo e conservare le tue armi.
Katate-dori Sabaki: muoversi per liberarsi, ottenere il controllo e conservare le tue armi.

Illustrazione dell’attacco

Outlaw King (2018): Stessa presa laterale del braccio e disarmo del pugnale.
Outlaw King (2018): Stessa presa laterale del braccio e disarmo del pugnale.

Un buon esempio di questa tipologia di attacco può essere osservato nel film “Outlaw King” in cui lo storico Robert Bruce di Scozia invia un Lord rivale, John Comyn, mentre i due stavano discutendo faccia a faccia. Bruce afferra il braccio di Comyn mentre cerca di raggiungere il pugnale sulla cintura di quest’ultimo e poi lo colpisce centralmente nel cervello, uccidendolo con un solo rapido colpo. Sebbene il film rappresenti una drammatizzazione storica, esso offre un’eccellente esempio concreto della natura devastante delle prese eseguito con un braccio associate ad attacchi successivi.

Outlaw King (2018): Stessa presa laterale del braccio e disarmo del pugnale

Programmazione di base

Programmare risposte efficaci a questo tipo di agguati richiede lo sviluppo di abilità attraverso un allenamento di rinforzo. Nell’approccio tipico dell’Aikido Iwama-ryu, agli avversari viene concesso di eseguire una forte presa in modo da creare le condizioni più sfavorevoli da superare. La pratica di base (kihon waza・基本技) consiste nell’imparare ad uscire dal pericolo assumendo una posizione di vantaggio nonostante la significativa resistenza dell’avversario. Questo implica adottare in modo intenso la tecnica attraverso la stretta aderenza alla forma prescritta.

Dopo un periodo di radicamento delle basi da una presa statica, viene praticata la stessa tecnica con il movimento che inizia quando nasce l’attacco. Queste pratiche di fusione (awase・合わせ) dei movimenti offrono l’opportunità di guidare l’energia dell’avversario e di applicare la tecnica mentre si è in movimento. In questo caso, è necessario prestare attenzione per evitare di disconnettersi dall’attacco muovendosi troppo rapidamente e alterando il ciclo decisionale dell’attaccante. Cercare di evitare l’attacco allontanandosi troppo presto offre all’avversario l’opportunità di riorientarsi su di un nuovo bersaglio. Pertanto, fondersi con l’attacco con un tempismo corretto richiede di attirare l’avversario nella nostra sfera di influenza, usando movimenti calmi e delicati.

Durante la sessione di allenamento ho ricevuto delle correzioni che consigliavano, in tutte e tre le varianti, che una volta liberatomi dalla presa, il polso dell’avversario dovesse essere tenuto saldamente ed il braccio completamente esteso all’incirca all’altezza del petto. Alcuni lettori potrebbero fare riferimento alla differenza qui con la serie di libri pubblicata negli anni ’70 o ’90 per notare che, in quei volumi, una uscita dalla posizione superiore (上段) non afferra il polso dell’attaccante ma usa una “mano a spada” (tegatana・手刀) per guidare il polso dell’avversario leggermente verso il basso e verso l’esterno.

Da Aiki Journal 1996 Takemusu Aikido Volume 2: More Basics, uke Pat Hendricks, shite Saito Hitohiro

Ritmo e flusso

Oltre a questo, proprio come il monaco zen Takuan Soho in “The Unfettered Mind” descrisse l’intervallo di tempo tra le azioni come analogo a quello di una scintilla emessa da una pietra che colpisce la pietra focaia, così anche la mano liberata deve muoversi immediatamente per afferrare il colletto dell’avversario. Le due prese ferme, polso e colletto, rafforzano poi l’azione di sbilanciamento in avanti dell’avversario prima di proiettarlo a terra con un movimento di passo inverso e applicando l’istruzione orale del Fondatore (kuden・口伝) per abbassare il pollice e fare in modo che “il tuo braccio sia come un anello di ferro” (親指は下を向くように、腕は鉄の輪のように).

Nell’attuale modalità di allenamento della “proiezione in entrata” dell’aikido praticato nel Tanrenkan Dojo di Iwama, le prese sul polso e sul colletto dell’avversario creano tensione dinamica coinvolgendo simultaneamente forze di contrasto. Ovvero, come accennato in precedenza, l’avversario è sbilanciato in avanti e leggermente verso l’esterno mentre il suo corpo viene allungato in avanti e indietro. Questo crea “l’effetto kuzushi (崩し)” nell’interrompere i loro equilibri, spostandoli fuori dalla loro base d’appoggio e facendo così fluttuare i loro corpi (ukimi ・浮身), rendendoli in questo modo facili da lanciare.

Un’altra caratteristica distintiva di questo approccio è che il petto dell’avversario sembra formare uno ripiano quasi piatto e il centro del suo cuore è rivolto verso l’alto. Questo è molto diverso da altri modi di fare iriminage in cui l’avversario viene messo a faccia in giù. Questa modalità richiede quindi uno sforzo tremendo per sollevarlo prima di proiettarlo all’indietro. Allungando l’avversario in avanti e tenendolo fluttuante sotto una tensione dinamica, il lancio diventa una questione di fluire con la loro naturale inclinazione di cadere all’indietro, alla ricerca del loro punto di equilibrio.

Questa azione dovrebbe avvenire entro due tempi e non tre. Spesso, quando si pratica la forma base di questa proiezione da una presa statica, c’è la tendenza a spezzare l’azione in tre parti, costituite dal rilascio della mano, seguita dallo sbilanciamento, e quindi dal lancio vero e proprio. Questo può essere identificato da tre distinte grida “kiai” (気合) che coincidono con i tre movimenti. Tuttavia, il rilascio e lo sbilanciamento della mano devono essere considerati e allenati come se facessero parte di un’unica azione. Invece di tre kiai dovrebbe esserci un’espirazione vocale leggermente più lunga seguita da una più breve. Il rilascio della mano e lo spostamento dell’equilibrio, come un’unica azione, creano quindi l’opportunità, il momento “aiki”, per fondersi con la reazione dell’attaccante all’essere sbilanciato. Sviluppare questa sensibilità attraverso un allenamento rigoroso da una presa statica porta a un grado di sensibilità e prontezza necessari per applicare con successo i principi in modo dinamico, quando l’energia scorre (ki no nagare ・気の流れ).

Katate-dori: uke Tim Haffner, shite Saito Morihiro Ni Dai Me (Yasuhiro)
Katate-dori Jodan Te-Sabaki (Inserimento della mano)
La posizione Irimi-nage Kuzushi.
La proiezione Irimi-nage
Il momento di Zanshin dopo la proiezione con Irimi-nage

Apri per entrare

Molti approcci all’aikido sottolineano la necessità di spostamento durante un attacco muovendosi dalla parte anteriore dell’avversario verso la sua parte posteriore entrando in quello che è noto come “l’angolo morto” (shikaku ・死角). Questa posizione tipicamente allinea la linea centrale del difensore con la scapola anteriore dell’attaccante ed è la relazione spaziale preferita per prendere l’iniziativa e dominare l’ingaggio di combattimento. Questo è ciò a cui si riferiva il fondatore dell’aikido, Ueshiba Morihei O’sensei, quando nelle sue poesie (doka・道歌) consigliava di “entrare in profondità e girarsi”, o di “stare dietro la forma del nemico e abbatterlo”.

Il passaggio allo shikaku, in particolare nelle fasi iniziali dell’apprendimento, comporta spesso ampi movimenti delle gambe attorno all’esterno dell’avversario per arrivare alle sue spalle. Gli anglofoni spesso scherzano sul fatto che “irimi” significa che la responsabilità è “mia”, che devo quindi entrare per impostare il lancio. Questi metodi di allenamento rimangono preziosi, ma l’evoluzione di questa tecnica deve mirare a realizzare un altro detto dalle poesie di O’sensei: attira l’avversario fuori dalla sua sfera di forza e dentro la tua. Con questo scopo, l’insegnamento durante la sessione di allenamento serale si è concentrata più sulle aperture e meno sulle entrate per eseguire il “la proiezione in entrata “. Piuttosto che “camminare” dietro l’avversario, si allineano le dita dei piedi in modo simile a come viene eseguita la pratica di base del cambio del corpo “tai no henko” all’inizio di ogni lezione di “taijutsu” nello stile Iwama. La rotazione dei fianchi, facendo perno sulla punta dell’alluce, combinata con il rilascio della mano “te-sabaki” porta l’avversario a perdere l’equilibrio in avanti, facendolo perdere l’equilibrio in un modo simile a quando uno sciatore si sporge in “avanti” rispetto alle punte degli sci.

Un altro aspetto per realizzare questo sbilanciamento in avanti dell’avversario è l’apertura del corpo. Molte pratiche iniziali di irimi-nage sembrano essere esercizi “bidirezionali”: affrontando un avversario in avanti, fai un passo dietro di lui per assumere la stessa direzione in cui si trova, sbilanciandolo all’indietro nell'”angolo morto” e caricando con i tuoi due piedi sostanzialmente allineati lungo linee parallele prima di completare la proiezione.

La tecnica semplificata per principianti prevede una rotazione di 180 gradi. Al contrario, la tecnica più evoluta è più simile ad una apertura di 225 gradi. Finirai nella stessa relazione spaziale con l’attaccante, nell’angolo morto “shikaku”, ma il movimento necessario per arrivarci è completamente diverso.

Diventare l’occhio dell’uragano

Le pratiche da principianti per l’entrata, mettendosi alle spalle di un attaccante, vanno bene, ma incarnare il concetto del Fondatore richiede raffinatezza. Un’idea fondamentale nel Budo (武道) è quella di presumere sempre che siano presenti più aggressori potenziali. Impegnarti a muoverti dietro un avversario può metterti in una posizione da imboscata programmata. Pertanto, “estrarre l’attacco dell’avversario” (portarlo fuori linea NdR) è una tattica di sopravvivenza, non una mera nozione filosofica.

Realizzare questo nella tecnica implica allineare le dita del piede in avanti con quelle delle dita degli avversari, allo stesso modo di tai no henko. In questo modo, l’apertura del corpo tai sabaki ed il disimpegno delle mani te-sabaki consentono un movimento libero che essenzialmente prende l’iniziativa anche durante un attacco a sorpresa. Questo consente quindi di seguire le risposte a qualsiasi altro malintenzionato che potrebbe essere coinvolto.

La posizione Shikaku da un attacco Katate-dori.

Bisogna avere un alto grado di consapevolezza situazionale e ambientale per applicare l’aikido. Devi essere consapevole dei vettori di minaccia da tutte le direzioni contemporaneamente.
Non è richiesto solo un cerchio di consapevolezza, ma una sfera espansiva. Non vuoi essere ai margini della confusione ma occupare il centro. È questo centro, l’occhio all’interno di un uragano di azione, che devi creare con la tua presenza.

Anima, suolo e resistenza

Questo è ciò che O’Sensei intendeva quando descriveva gli Otto Poteri (八力) nella cosmologia shintoista. Ancora una volta, l’aikido non è solo filosofico ma immanentemente pratico. Gli otto poteri (fusione-separazione, indurimento-ammorbidimento, tensione-rilassamento e movimento-immobilità) sono multipli attivi di otto che si estendono in direzioni infinite. L’intera sfera, non solo un cerchio ma cerchi sovrapposti che si espandono in tutte le direzioni. Questo è un altro motivo per praticare quotidianamente la meditazione (chinkon ・鎮魂), con la stessa devozione del Fondatore. Stabilizzare lo spirito ci mette in contatto con il ritmo, i cicli e le attività naturali dell’universo in modo che possiamo quindi intraprendere abili azioni.

O’Sensei ha perseguito il Budo e l’agricoltura a Iwama. È un percorso di produzione e protezione. Serviamo l’umanità coltivando la terra e noi stessi attraverso un duro sforzo. Non possiamo semplicemente gettare semi per terra ed aspettarci che diano frutti. Aspettarsi di arrivare direttamente ai fiori è pura illusione. Dobbiamo coltivare la terra, ed è un duro lavoro, ma necessario se vogliamo goderci il raccolto. Le idee del Fondatore derivano in gran parte dalla tradizione rurale dei samurai (地侍). Solo una piccola percentuale della popolazione è stata samurai. I principi dell’Aikido possono, in effetti, essere universali, ma pochi sono all’altezza della sfida di una disciplina continua. Non possiamo aspettarci che tutti abbiano quello che serve per seguire il percorso. Di ogni dieci persone che vengono ad allenarsi, forse due o tre rimarranno, e questo va bene. Qui, a Iwama, continueremo comunque a coltivare la visione di O’Sensei.

Shurenkai: https://iwamashinshinaikido.com/
volumes: https://academy.aikidojournal.com/takemusu-aikido-books
Iwama: https://iwamashinshinaikido.com/


Informazioni sull’autore: Tim Haffner è un ufficiale militare e delle forze dell’ordine statunitense in pensione che vive nell’area ovest di Tokyo. Ha conseguito un 5° Dan in Iwama Aikido e si allena anche nell’arte della spada Tennen Rishin Ryu.

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